Demonizzare la plastica, educare i cittadini ad usarla con parsimonia o sostituirla totalmente?
Ambiente
By Francesco Ascione - 26 Feb, 2020 - 1072

Negli ultimi anni, con l’evolversi della civiltà, della scienza e, perché no, anche dell’etica umana ci si pone sempre più spesso il problema dell’inquinamento. All’unanime, di primo acchito, la maggior parte delle persone si scaglia contro le materie plastiche. La comune plastica che tutti i giorni, bene o male, utilizza chiunque.
Ma è davvero la plastica il problema? È davvero un materiale da demonizzare e da evitare assolutamente al fine di salvaguardare il pianeta? O lo si può utilizzare ma con parsimonia educando i cittadini?
La plastica, allo stato attuale, risulta essere un grandissimo problema per l’ambiente. Ma questo è dato per assodato da tutti. Basta cercare in rete delle foto degli oceani e si può immediatamente osservare le enormi chiazze di rifiuti create dalle correnti marittime.
Tutto frutto di diversi decenni di scelleratezza nella produzione di plastica senza però pensare a come realmente smaltire e riutilizzare ciò che dopo essere stato prodotto e venduto arrivava a fine vita. La plastica non va demonizzata, è un materiale versatile che ci permette di costruire tantissimi oggetti che quotidianamente sono fondamentali per lo svolgimento della nostra vita o che perlomeno ce la semplificano. Pensiamo alle applicazioni in ambito tecnologico, domestico, medico. Ciò che va assolutamente fatto è mutare radicalmente il modo di pensare l’utilizzo dei materiali, compresa la plastica. Bisogna educare i cittadini ad un utilizzo consapevole dei materiali e degli oggetti di cui usufruiamo tutti i giorni. Ciò che davvero va evitato e “demonizzato”, è l’utilizzo di tutti quegli oggetti monouso o la cui durata è davvero breve. Un oggetto, ad esempio una stampante i cui componenti, in maggior quantità, sono di plastica, che compie un ciclo di vita di 10 anni in confronto ad una bottiglia (in vetro) di birra consumata e gettata via arreca un danno minore all’ambiente. Un po’ diverso sarebbe stato il caso di una lattina (in alluminio) al confronto con la bottiglia. Infatti, a parità di numero di utilizzi, conviene utilizzare l’alluminio al vetro. Molti non saranno d’accordo con la precedente affermazione, ma se solo controllassimo, ad esempio, le temperature di fusione dei due materiali ci renderemmo conto che nell’applicare l’economia circolare e quindi la trasformazione dell’oggetto-rifiuto in nuovo oggetto ci sono sostanziali differenze. Il vetro fonde a 1600 °C mentre l’allumino a 660,3 °C.
Nel riciclare una lattina di alluminio si impiega molta meno energia, ci sono ben 1000 °C di differenza.
La situazione Europea non è delle migliori. Secondo dati recenti il 50% della plastica finisce in discarica. È la conferma che la plastica prodotta è troppa rispetto a quanta ne possiamo smaltire e riciclare. Poi vi si aggiungono i paesi sottosviluppati in cui vige, purtroppo, la povertà e il riciclo della plastica è l’ultimo dei problemi. Infine vi si aggiunge parte della popolazione dei paesi sviluppati a cui non importa minimamente del problema e di conseguenza continuano ad inquinare.
Non si può pensare di ripulire il mondo (terre e oceani) in cinque minuti e nemmeno cinque anni. Occorre un piano per ripulire la Terra da tutta la plastica prodotta e gettata via per le future generazioni ma prima si deve cambiare modo di pensare. Bisogna pensare in piccolo. Anche il solo evitare (da parte di tutti) le bottiglie d’acqua e i bicchierini del caffè in plastica significa risparmiare in un anno tonnellate di plastica e di conseguenza di CO2. Prima di ripulire il mondo bisogna prima fermare chi lo inquina.